Prodromos mi é entrata nel cuore da subito, emanando un’energia talmente straordinaria come solo ciò che non ti aspetti riesce a fare.
Incredibile la bellezza con cui un villaggio minuscolo come questo accolga chi, avido di curiosità, si aggiri tra i suoi vicoletti.
Sono capitata a Prodromos quasi per caso, motivata dalla voglia di percorrere almeno una parte del vecchio sentiero bizantino che attraversa l’isola in più punti.
La tratta più comunemente percorsa da tutti i curiosi é quella che da Lefkes porta a Prodromos, o viceversa.
Si può lasciare l’auto in uno dei due villaggi, percorrere un sentiero di circa 45 minuti in mezzo al nulla, e sotto al sole cocente, per raggiungere l’altro villaggio e tornare poi indietro a piedi, o avvalendosi dell’efficientissimo e puntualissimo (dico sul serio!) servizio di autobus locale.
Quando da Lefkes faccio il mio ingresso a Prodromos, resto incantata: un villaggio candido, immerso in un silenzio e una quiete surreali.
Faccio una foto alla mappa del villaggio, disegnata manualmente e appesa ad un muro, e mi lascio inghiottire dalle stradine che -intersecandosi tra loro- mi trascinano davanti a una piazzetta in cui esplode il gioco dei colori tipici di questa terra, tra il bianco delle mura di una chiesa, il grigio dei ciottoli, l’azzurro dei dettagli tutt’intorno, e il fucsia della bouganvillea.
Si respira come una magia nell’aria, e il senso di pace che mi avvolge stimola ognuno dei miei singoli sensi.
Chiedo ad un ragazzo che sosta davanti all’ingresso di un piccolo market, dove sia possibile sedersi per mangiare qualcosa.
Mi dice che tutti i forni sono chiusi a quell’ora (sono solo passate da poco le 12:30), e che l’unica possibilità di cibo è nella taverna “Kallitechniko Caffè”, situata nella piccolissima piazzetta davanti a me.
Sembra il set di un film, con pochi tavolini sparpagliati qua e là, ad inseguire il sollievo di una frescura concessa dall’ombra dei vicoli circostanti.
Sono completamente sola, e mi accomodo ad uno dei tavoli sperando di poter gustare davvero qualcosa di buono.
Opto per il piatto del giorno, a base di agnello con patate al forno: non mangio quasi mai l’agnello, non ne apprezzo il gusto acre e selvaggio, ma i greci hanno un modo di cucinarlo che lo rende tenerissimo e addirittura profumato!
La signora mi confessa che il segreto del piatto sta in una cottura mooooooolto lenta, e con altrettanta lentezza mi gusto il pranzo e l’immancabile caffè freddo, mentre attorno a me si è seduto qualche altro turista di passaggio.
Inizialmente preoccupata su come avrei potuto impiegare il tempo in attesa dell’autobus di rientro, una volta giunta in questo disperso villaggio dell’entroterra dell’isola, mi ritrovo -tra una chiacchiera con le persone che mi stanno accanto e la lettura di qualche pagina del mio Kindle- che è già ora di prendere l’autobus (puntualissimo, al minuto!) per rientrare a Lefkes.