Qualche anno fa, girava in radio una canzone che probabilmente ricorderete un pò tutti, che servì da lancio ad un gruppo musicale italiano per una carriera -poi- brillantemente proseguita in solitudine dal leader (come spesso accade).
“Ma quant’è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi…. se hai una Vespa special che ti toglie i problemi!“
Così cantava Cesare Cremonini, leader dei Lùnapop…
Ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che con una Vespa50 si potesse addirittura sfiorare l’impresa, attraversando l’intera nostra penisola italica, prima di giungere addirittura fino a… Paros, nelle Cicladi!
È quanto hanno fatto, nei giorni scorsi, Alberto (49 anni), ed Emma (17 anni).
Padre e figlia.
Partiti da Ponteranica (in provincia di Bergamo), e diretti fino all’isola dei loro sogni, Paros.
Dove hanno acquistato il loro splendido rifugio estivo, insieme a mamma Sandra e Maria, altra figlia (e sorella di Emma).
E dove hanno deciso di trasferire -per l’estate- quello che sarà il mezzo che li porterà in giro tra le stradine impolverate dell’isola, dopo averli accompagnati nella più strabiliante delle traversate in lungo e largo per la terra italica, da Bergamo a Bari, e da Patrasso a Paros: la loro Vespa50!
Rimessa a nuovo -per l’occasione- da Alberto.
Padre e figlia assieme, in un viaggio a due, tutto loro.
Attraversando tutta l’Italia.
La loro storia, raccontata tra le pagine del mio profilo Facebook, ha catturato l’attenzione di migliaia di persone, sia in Italia che a Paros, al punto da organizzare un piccolo comitato di benvenuto al loro arrivo sull’isola.
Massimo, gestore del Giorgia Lodging, referente di un orgoglio tutto italiano sull’isola greca che -da qualche anno- ha scelto come sua dimora, a bordo (ovviamente!) della sua Vespa blu.
Ed Irini, un’amica di famiglia di Alberto ed Emma.
Pronti ad accogliere l’arrivo della Seajets dal Pireo, il 14 Giugno, alle 9:50, che sanciva la fine di un viaggio itinerante a bordo di una due ruote, durato ben 7 giorni.
Poi tutti insieme a rinfrescarsi con un aperitivo organizzato da Paolo e la sua famiglia al Filoxenia, sul lungomare di Livadia.
Personalmente, ho trovato questa storia un’incredibile e stupenda pazzia.
Di quelle che ti ardono vive dentro.
Perché la vita va vissuta anche così, con un pizzico di follia e l’entusiasmo di gettarsi a capofitto nelle avventure più belle.
Come quelle che ti portano a conoscere angoli sperduti del tuo paese, a vivere esperienze che -probabilmente- mai avresti anche solo immaginato.
Come quelle che cementano e saldano un rapporto genitore/figlio, altrimenti spesso descritto -in età adolescenziale (come quella di Emma)- aspro e conflittuale.
Ho seguito con trepidazione i due protagonisti di questa splendida avventura, e non potevo non porre loro alcune domande che ci consentissero di conoscere al meglio tutti gli aspetti di questo straordinario viaggio attraverso la nostra penisola.
E questo articolo è il risultato del fiume di parole, e di emozioni, di Alberto… che narra anche per conto della figlia Emma.
Quindi, lascio direttamente a lui la parola.
Buona lettura!
***
Alberto, parlaci un pò di te… e di come ti è venuta l’idea di raggiungere Paros in Vespa
Io, il papà, sono Alberto Fustinoni, 49 anni, nato a Bergamo, di professione veterinario.
Nel 1997 mi sono sposato con Sandra, e da lì a breve abbiamo avuto la nostra prima figlia, Maria (nel 1999), e nel 2001 è arrivata Emma.
Io e Sandra ci siamo conosciuti grazie alla nostra grande passione: il Basket.
In gioventù, sia io che lei lo abbiamo praticato, e -da sposati- abbiamo pensato di impegnarci, a nostra volta, per far giocare tanti altri ragazzi.
Abbiamo fondato, così, un’associazione sportiva dilettantistica di nome Lussana Basket, che quest’anno ha compiuto i 20 anni, e rappresenta tuttora la nostra principale passione.
Condivisa con entusiasmo e soddisfazione anche da nostra figlia Emma, che lo scorso anno con la sua squadra è arrivata sul podio italiano come terza classificata.
Circa 15 anni fa, ho deciso di comprare due Vespe 50 Special, praticamente demolite, al prezzo simbolico di €100 l’una, con l’obiettivo di ristrutturarle quando le mie figlie avrebbero compiuto 14 anni.
Di fatto, non ho mai avuto tempo e modo di dare vita a questo mio progetto, e solo quest’inverno invece mi è venuta la voglia di mettere mano ad una di queste due Vespe.
Il giorno che sono sceso in garage per tirarla fuori da un mucchio di stracci e di polvere, mi è venuta come una folgorazione: l’avrei rimessa in sesto nel migliore dei modi per raggiungere in sella ad essa Paros!
Quando la sera, seduti tutti a tavola, ho parlato di questa mia idea, Sandra e Maria mi deridevano, non prendendomi sul serio… come se fossi matto.
Emma, invece, ha detto subito: vengo anch’io!
Da quel momento, era circa metà dicembre, ho continuato giorno dopo giorno con molta calma e pazienza nel mio progetto, sistemando da prima il motore e quindi la carrozzeria.
Quando si è trattato di scegliere il colore non ho avuto alcun dubbio: verde, come la Vespa 50 Special che avevo da ragazzo!
Una volta terminata l’opera di restauro, a fine aprile, mi sono interessato alle pratiche necessarie per il collaudo e -quindi- le targhe.
E qui è iniziata la prima avventura di questo viaggio.
La motorizzazione di Bergamo non offriva date utili per il collaudo prima di Settembre!
Il mondo mi stava crollando addosso. Tutta la mia fatica e le mie speranze sarebbero state vanificate.
Dopo i primi giorni di sconforto, però, il mio cervello ha cominciato a “carburare”.
Per ogni problema esiste sempre una soluzione…non arrenderti!
Ho, difatti, iniziato a riflettere sul fatto che la motorizzazione civile di Bergamo non fosse di certo l’unica in Lombardia.
E, addirittura, che la Lombardia non fosse l’unica regione in Italia!
Ho cominciato a “tartassare” di telefonate tutte le motorizzazioni delle regioni a me vicine, fino a che ho trovato una data utile presso la motorizzazione di Trento.
Inutile dire che, senza pensarci due volte, ho caricato la moto in macchina fino a Trento, per fare il collaudo.
Il mio sogno poteva continuare.
Ma perché proprio Paros? Perché arrivare in Vespa fino a lì?
Perché comprarci addirittura una casa?
Paros è l’isola di cui tutti noi, in famiglia, siamo innamorati.
Nel 2008, durante un viaggio in camper che avevamo pianificato attraverso le isole greche, per un banale errore ci siamo imbarcati sulla nave sbagliata.
I nostri biglietti, infatti, erano per Mykonos, ma quella nave era diretta a Paros. Siamo quindi giunti per disegno del destino su quest’isola, ed in particolare al campeggio di Agia Irini.
Facile capire che ci siamo letteralmente innamorati di questo posto e di questa baia, che riteniamo essere senza ombra di dubbio la più bella dell’isola (e come dargli torto?!).
Una volta rientrati a casa, abbiamo deciso che l’anno successivo avremmo trascorso l’intera vacanza sull’isola di Paros, affittando per 3 settimane una casa sulla stessa baia (da George e Irini), e ripetendo l’operazione l’anno ancora successivo…. e quello dopo… e quello dopo ancora…
Insomma, questa storia si è ripetuta per 11 volte consecutive.
Finché, nel Novembre del 2018, abbiamo coronato il nostro sogno: siamo riusciti ad acquistare proprio quella casa nella quale per 11 anni ci siamo recati in affitto.
Ora possiamo dire che anche noi apparteniamo un pochino a Paros.
Raccontaci qualcosa di questo viaggio… Quanti chilometri avete percorso? Quali paesi avete attraversato?
Per quanto riguarda la pianificazione del percorso, mi sono fatto aiutare da mia moglie Sandra, che è un agente di viaggio, e abbiamo cercato di studiare insieme tutte le varie tappe.
Era difficile preventivare quanti chilometri avremmo potuto fare al giorno, dal momento che le salite e le discese avrebbero potuto cambiare di gran lunga la nostra media.
Di fatto, abbiamo percorso 1.439 km in 7 giorni, ad una velocità mai superiore ai 30 km/h, consumando 29 litri di benzina (il che vuol dire una media di oltre 49 km al litro!).
Ed ora, il viaggio tappa per tappa!
Partiamo Venerdì 7 Giugno, verso le 16:00, diretti a Fidenza come prima tappa di questo lungo viaggio.
La mattina successiva, partiamo in direzione Pontremoli percorrendo la vecchia statale del “Passo della Cisa”, proseguendo poi per Massa Carrara, dove ho voluto portare Emma a far conoscere i luoghi della mia infanzia.
Siamo arrivati all’Hotel Alcione, nel quale quasi 35 anni prima ero solito andare con mamma, papà e fratelli in vacanza.
Abbiamo avuto la fortuna di ritrovare in perfetta salute i proprietari, che mi hanno riconosciuto e ci hanno accolti con calore.
Dopo pranzo, il viaggio è ripreso destinazione Pontedera, al famoso “Museo della Vespa” (consigliato, ovviamente, a tutti gli appassionati di questo mezzo a motore).
Da lì, diretti verso la destinazione finale della nostra prima vera tappa: San Gimignano.
Il pezzo di strada da Pontedera a San Gimignano è sicuramente degno di lode e lo suggerisco a tutti, perché lo considero un primo assaggio di quei meravigliosi paesaggi delle colline toscane.
Il giorno successivo, è stato quello decisamente più appagante: le crete senesi e le colline della Val d’Orcia.
Paesi come San Quirico d’Orcia, Bagno Vignoni, e Radicofani sono delle vere perle incastonate in un paesaggio mozzafiato.
A mio parere, la Toscana dovrebbe essere considerata il giardino d’Europa, e quando dico giardino intendo qualcosa di decisamente superiore ad un parco naturale. Se, infatti, il parco naturale è pura e semplice opera della natura, il giardino invece è merito anche del lavoro e dell’amore dalla mano dell’uomo. Non vi è un solo metro quadrato in tutta questa zona di Toscana dove l’opera dell’uomo non sia presente, e abbia migliorato l’aspetto naturale di questa terra. La giornata si conclude con l’arrivo a Perugia.
Il terzo giorno, lasciata Perugia di buonora, raggiungiamo Assisi e, lasciandoci trasportare dalla nostra spiritualità (sia io che Emma abbiamo una grande fede), giungiamo alla famosa Chiesa di San Francesco, dove ci siamo raccolti in preghiera.
Dopo un paio d’ore torniamo di nuovo in sella, in direzione di Foligno prima e di Spoleto poi.
Questo splendido centro umbro è stato molte volte il set cinematografico della fortunata serie di Terence Hill, Don Matteo, e non nascondiamo che sia proprio questo uno dei motivi principali che ci ha spinti ad inserirlo tra le varie tappe del nostro viaggio!
E il caso ha voluto che, proprio in quei giorni, stessero girando le nuove puntate.
Dopo esserci rifocillati, abbiamo continuato il nostro viaggio alla volta di Rieti e, sebbene già un po’ stanchi, ci siamo diretti verso L’ Aquila.
La strada di montagna che unisce Rieti a L’ Aquila offre degli scorci di paesaggi veramente fantastici.
Percorrendo le strade dell’ Abruzzo, ho avuto modo di rendermi conto di quale analogia ci sia tra esse e le strade delle nostre Valli bergamasche.
Entrambe si snodano attraverso una natura incontaminata caratterizzata da una forte tradizione agreste e pastorale.
Quando ero piccolo, mi perdevo tra le strofe della poesia “I pastori” di D’Annunzio, lasciandomi cullare da immagini a me così famigliari.
In quei versi ritrovo tutto me stesso, e -forse- anche la mia scelta di fare il veterinario.
…isciaquio, calpestio dolci romori.
Ah perché non sono io con i miei pastori?
Alla sera, non perdiamo l’occasione di visitare il centro storico de L’ Aquila, apprezzando la volontà e tenacia degli Aquilani che hanno praticamente rimesso a nuovo ciò che era stato raso al suolo.
La città è praticamente rinata, e tra poco tutto potrà tornare alla normalità.
A questa popolazione vanno i nostri più sinceri complimenti.
La mattina successiva si riparte in direzione del Molise.
Lungo il nostro itinerario giungiamo quasi per caso a Popoli, che scopriamo essere la città natale dell’ingegner Corradino D’Ascanio, inventore proprio della Vespa!
Dopo aver visitato il monumento a lui dedicato e l’ingresso della sua casa natale, proseguiamo in direzione di Chieti, e poi dritti senza ulteriori pause a Termoli.
Poco prima di giungere in albergo, avvertiamo il primo segnale di quella che sarebbe stata l’odissea dei giorni successivi: uno scoppio secco proveniente dalla marmitta.
Pensando si trattasse semplicemente dalla candela, siamo andati a dormire lasciando l’incombenza della sua sostituzione alla mattina successiva.
Quella di oggi, più che una normale tappa di un normale viaggio in moto è stata una tappa degna di una Parigi-Dakar.
Partenza alle 6.30, dopo aver cambiato la candela alla nostra fidata Vespa.
Dopo circa 30 km, comincia a perdere colpi e dopo qualche minuto fa uno scoppio e si ferma.
Eravamo su una statale, in prossimità di uno svincolo… fortunatamente… o provvidenzialmente dovrei dire, perché fino a poco prima non ci sarebbe stato modo di fermarci in sicurezza.
Cambio ancora la candela ( non si sa mai…), ma nulla.
Sospetto possa trattarsi delle puntine, ma non ho il coraggio di metterci le mani e quindi chiamo il carro-attrezzi.
Dopo mezzora arriva, e ci porta a San Severo da un meccanico.
I primi due meccanici ci danno buca.
Il terzo, uno davvero gentile e simpatico, si prende cura di noi.
Incredibile ma vero, con un semplice colpo di martello su un cacciavite posto sulla puntina, sistema il problema in modo magistrale (io dico sempre che, sarà banale, ma senza l’invenzione del martello l’umanità non sarebbe andata sulla luna).
Ora la Vespa gira come un violino, e si riparte.
Il satellitare di Emma, impostato su strade non a pedaggio, ci fa fare una strada in mezzo al nulla per 50 km.
Caldo africano, e nessuno in vista… roba davvero degna della Parigi- Dakar.
La benzina comincia a scarseggiare, e il caldo continua ad aumentare.
Ad un certo punto, sento qualcosa che non va nell’acceleratore e -dopo pochi minuti- siamo fermi nel nulla con 40 gradi sulla testa.
Il filo del gas si è rotto.
Teoricamente dovrei saperlo aggiustare, visto che me ne sono portato uno di scorta, ma l’impresa non è affatto facile, a causa del caldo e di un filo di panico (non lo nascondo).
Riesco a sistemarlo in modo provvisorio, e temo che da un momento all’altro possa rompersi di nuovo, per cui accelero con la delicatezza di chi cammina sulle uova e, ogni volta che abbasso il gas, prima di riaprirlo faccio gli scongiuri…
Finalmente avvistiamo un distributore, e ci facciamo consigliare una strada un po’ più battuta.
Ripartiamo per Bari lungo una superstrada ad alta velocità.
Macchine e camion ci passano accanto a 140 km all’ora, facendoci traballare ogni volta… Io, per sicurezza, scelgo di viaggiare il più possibile a destra.
Ad un certo punto, la Vespa comincia ad ondeggiare sul posteriore in modo strano, e faccio fatica a tenerla dritta.
“Stai a vedere che ho bucato”.
Mi fermo a controllare… fortunatamente no.
È il fondo stradale molto dissestato a dare quella sensazione.
Arriviamo a Bari e cerco un meccanico per comprare candele e filo acceleratore di scorta, e fargli sistemare il mio lavoro “posticcio” all’acceleratore.
Finalmente saliamo sul traghetto.
Emma si è addormentata, è distrutta…
Sta tenendo duro come non si sarebbe potuto immaginare.
Brava Popi.
Raggiungiamo Patrasso il 13 Giugno alle ore 13, sbarcando in terra ellenica dopo 6 giorni di traversata a due ruote lungo la penisola italica.
Sapevamo che la nostra destinazione era ancora lontana oltre 200 km, e che la difficoltà di percorrere le strade con i cartelli scritti in lingua greca (per noi incomprensibile) avrebbe reso tutto più difficile.
Dopo circa 100 km, ad appena 20 km da Corinto, la Vespa si è spenta per una seconda volta e non c’è stato più mezzo di farla ripartire.
È stato in questo frangente che la fiducia in me stesso ha raggiunto i livelli più bassi, e solo grazie ad Emma sono riuscito a non lasciarmi prendere dallo sconforto.
Ci siamo fatti coraggio vicendevolmente e non ci siamo arresi.
Con tenacia, determinazione e fortuna, abbiamo trovato un’anima pia che ci ha caricato la Vespa in macchina, e ci ha accompagnati fino al Pireo.
“E bomba o non bomba, noi arriveremo a Paros!”, abbiamo iniziato a canticchiare con Emma, ripensando a tutte le difficoltà degli ultimi giorni.
E osservando il portellone del traghetto abbassarsi, e il porto di Paros assolato davanti a noi… ce l’avevamo fatta!
Bomba o non bomba eravamo arrivati a Paros!
Ma le sorprese non erano finite!
Un comitato d’onore ci stava aspettando.
Massimo, un italiano che vive a Paros da qualche anno, anche lui un appassionato di Vespa, messo al corrente del nostro viaggio proprio da Roberta, ci ha accolto con tale e tanto affetto da farci sentire quasi in imbarazzo.
Un’accoglienza così calorosa è stata per noi senza dubbio la nota più inaspettata e piacevole di tutto il viaggio.
Grazie Massimo, e grazie Roberta per averci fatto incontrare.
Cosa ricorderai di più di questo viaggio, tra paesaggi da togliere il fiato, passaggi ponte in nave in materassino e disavventure in Vespa?
Potrei dire i meravigliosi paesaggi visti in Toscana, Umbria e Abruzzo… ma forse non sarà così.
Forse, in futuro, ricorderò maggiormente quei momenti di preoccupazione legati alle disavventure, e di come non ci siamo mai arresi e… bomba o non bomba siamo arrivati a Paros…
Ma, probabilmente, neanche questo sarà il ricordo principale.
Quello che però sono certo mi porterò per sempre nel cuore sarà il meraviglioso rapporto che si è creato con Emma: ci siamo sostenuti a vicenda facendoci coraggio, e senza tante parole ci siamo conosciuti veramente a fondo, apprezzandoci vicendevolmente e capendo di essere fatti della stessa pasta.
Due sognatori…che non mollano mai!!!
P.S.: Per dovere di cronaca, annunciamo a chi legge che la Vespa adesso sta benissimo!
Assistita e riparata dal servizio accreditato Piaggio fornito in loco da Loukis, è ora esposta in bella mostra nel giardino di Massimo, al Giorgia Lodging, in attesa di ospitare nuovamente in sella i suoi fidatissimi amici.