A Paros, per me, non esistono direzioni… non esiste nord, sud, est, ovest…
Ovunque io voglia dirigermi, metto le ali e vado….
Come ieri sera, a Parikia.
“Andiamo a cena a Dryos?”
“Andiamo”

E salti su in macchina incurante che sia dall’altro lato dell’isola, che ci voglia circa mezz’ora di strada al buio (per questo consiglio sempre la macchina, e non quad o motorino!)…
Il tutto solo perché ti viene il “capriccio” di andare, e lo fai.
Preso dal desiderio di viverti l’isola al massimo, quasi di “berla” tutta in un sorso.

La mia famosa smania di fare, di andare, di organizzare.
Sempre troppi pochi giorni, sempre troppa voglia di scoprire, di riempirmi gli occhi di scorci a me cari.
E così mi dirigo come una palletta pazza su e giù, a destra e sinistra, per sterrati e strade asfaltate.
Dò un’occhiata, osservo, decido di fermarmi o di andare avanti… e si ricomincia.
Al mattino nella selvaggia Laggeri, di pomeriggio sui lettini di Martselo.

Nella trepidante attesa della tappa finale di questo continuo peregrinare, la mia oasi di pace, il punto fisso di ogni mio soggiorno, il luogo in cui verso lacrime prima di ogni partenza, e in cui prometto sempre di tornare…
Il mio villaggio del cuore, i suoi vicoli, la sua bellezza, la consapevolezza di esistere anche per la gente del posto…
Se solo potessi, allungherei all’infinito ogni singola giornata per poterla riempire con le cose che davvero mi fanno star bene, senza dover rinunciare ogni volta a qualcosa, a causa del tempo che scorre a tradimento.
Se potessi, porterei con me il canto delle cicale sugli alberi che orlano praticamente ogni spiaggia, il profumo degli arbusti selvatici, i colori del mare lì dove il fondale è sempre basso (come piace a me), il sapore del caffè freddo sorseggiato sulla sabbia, le chiacchiere in greco, i sempreterni “ellinida eise?!”, le lucine delle taverne in riva al mare.

Per chiudere gli occhi e immergermi, a piacimento, in quest’atmosfera che amo da morire e che per sempre amerò…
Per sognare di essere nel luogo in cui sorrido anche se sono sola.
Per lenire quel dolore che si affaccia sempre ogni momento prima della partenza.
Alla mia isola devo tanto… devo alcuni dei miei momenti più felici… devo il sorriso fiero di mia mamma mentre mi guarda con l’abito da sposa… e il pensiero che la raggiunge ad ogni alito di vento, lei che ormai è lontano da me.
Mi piace pensare che mi segua lungo ogni sterrato, e che mi sussurri “fai attenzione, e vai piano”
Alla mia isola devo il massimo rispetto e la voglia di “concederla” e svelarla a chi so che sarà in grado di capirla.
A Paros devo la mia metà di cuore ?

2 commenti su “Ciao, Paros”
Leggerti è sempre un piacere xché hai la capacità di trasportarmi con te a Paros, la mia prima isola della mia prima volta in Grecia, scelta xché era l’unico volo andata e ritorno da Bologna, la mia città, l’anno scorso ho trascorso una settimana fantastica nonstante i primi 3 gg di melteni fortissimo, Paros e Antiparos sono nel mio cuore ❤ ciaoooo e grazie ancora dei tuoi bellissimi racconti ??
Ciao Elisabetta!
Non ci crederai, ma é come se il Meltemi percepisse il mio arrivo e la mia partenza, e mi lasciasse libera di godermi la mia isola nel modo in cui voglio… sono arrivata qualche giorno fa, e ha smesso di soffiare, concedendomi bagni in libertà e cene all’aperto.
Adesso sono sul traghetto per rientrare, e ha ricominciato a soffiare… consapevole che il mio tempo sull’isola è terminato ?
Grazie per le belle parole… ❤️