Viaggio alla scoperta di Paros
Viaggio alla scoperta di Paros
Decori natalizi... d'ispirazione ellenica

Natale in Grecia

Una delle peculiarità del Natale in Grecia è che non esiste la tradizione di Babbo Natale e dei regali sotto l’albero il 25 di Dicembre.
O, almeno, non come la intendiamo noi.
La motivazione principale è che queste due usanze non hanno un legame religioso con la nascita di Gesù, perciò sono state a lungo trascurate dalla religione Ortodossa.
Ma, si sa… l’influsso delle usanze e delle tradizioni straniere è sempre molto rapido a diffondersi… e così come in Italia abbiamo adottato, facendole nostre, tradizioni tipiche della cultura anglosassone o americana (vedi Halloween), in Grecia si è pian piano diffusa l’usanza di affiancare anche l’albero di Natale (e altre tipologie di decori) alle tradizioni storiche e immortali di sempre. 
 
Prima, dunque, che l’albero facesse la sua comparsa nella vita e nelle case dei Greci, ciò che si usava realizzare come decorazione principale per il Natale erano dei modelli di barca a vela di legno.
Ciò serviva ad onorare il mare come risorsa principale di questa terra, e ad auspicare un viaggio sicuro e un imminente ricongiungimento con la famiglia e i propri cari a chiunque stesse navigando. 

Usanza che è ancora ricorrente e celebrata, spesso, con l’erezione di modelli di barche a vela nelle piazze principali delle città e dei villaggi sul mare, accanto a sfavillanti alberi di natale.

L’accensione della barca natalizia avviene, di solito, il 6 Dicembre, in occasione della festa di Agios Nikolaos (San Nicola), protettore dei marinai.
Ufficialmente, è così che si entra nel periodo di festa.

A Paros, richiama sempre tantissimi curiosi l’accensione della barca natalizia di Alyki, attrazione che affianca quella che è stata definita la casa più natalizia di tutta l’isola, situata sempre nello stesso villaggio.

Foto: Maria Skiada

Il calendario dei festeggiamenti per il Natale, in Grecia, coincide con quello italiano: dal 24 Dicembre al 6 Gennaio.

Il giorno della vigilia, il 24 dicembre, i bambini vanno in giro di casa in casa ad intonare le tipiche canzoni del Natale: le Kalanda.

“Να τα πούμε;” (“Le diciamo?” = le cantiamo?)
“Ναι” (Ok)

E con l’ok da parte del padrone di casa, iniziano ad intonare i canti tipici, esprimendo -sotto forma di poesie e inni- auguri ed elogi ai componenti delle famiglie, suonando piccoli strumenti musicali come il trigono.
Una specie di triangolo che viene percosso con una barretta di metallo, e produce un suono simile a quello delle campanelle.

In omaggio, i bimbi ricevono i biscotti della tradizione e… qualche soldino!
La loro origine risale a quella delle calende romane, che indicavano il primo giorno del mese del nuovo anno.
Da qui, com’è facilmente intuibile, anche il nome.

Nel corso del tempo, si sono diffuse parecchie varianti in base alle zone e alle regioni greche, al punto da contare almeno una trentina di varietà diverse di kalanda.

La sera del 24 Dicembre, la famiglia si riunisce al completo per la tradizionale cena di Natale a base di pietanze che variano di regione in regione.

Immancabile, in questa occasione, il tipico Christopsomo(il pane di Cristo), una pagnotta dolce, la cui crosta viene incisa al centro con il simbolo di una croce, e tutt’intorno una costellazione di altre decorazioni.
In passato, tali decorazioni simboleggiavano gli aspetti della vita quotidiana della famiglia, inclusa la professione.
Così, se la famiglia traeva sostentamento da attività legate all’agricoltura, sul pane venivano incisi buoi, frutti o vegetali.
Se la famiglia campava di pesca, il pane veniva decorato con disegni di pesci.

Il pane viene tradizionalmente preparato dalle donne la sera della vigilia, utilizzando vari tipi di ingredienti (farina, sesamo, spezie, agrumi, miele e frutta secca).
Una parte dell’impasto viene utilizzata per realizzare la pagnotta vera e propria, mentre un’altra parte viene utilizzata per comporre una croce sulla crosta.
Le altre decorazioni vengono, invece, incise direttamente sulla pasta con coltello e forchetta.Al centro della croce, alcuni piazzano una noce, emblema di vita e fertilità.
Il suo guscio simboleggia anche la grotta in cui venne al mondo Cristo.

La sera della vigilia di Natale, il capo famiglia spezza il pane pronunciando le classiche formule augurali e di buon auspicio.
Alcuni ritengono che il pane vada spezzato utilizzando solo le mani.
La tradizione vuole che se il pezzo di sinistra risulta più grande, l’anno in arrivo sarà un anno buono.
Altri, invece, tagliano il pane con l’ausilio del coltello.

Il pane, tagliato o spezzato la sera della vigilia, viene poi solitamente consumato dalla famiglia durante il pranzo di Natale.

Il 25 dicembre, ci si reca in Chiesa al mattino a sentire la messa, e poi si procede al ricco pranzo di Natale.
Tra i piatti tipici, in base alle varie regioni, ricordiamo la “galopoula(tacchino farcito con castagne, uvetta, e noci o mandorle), ilgourounopoulo psito(porcellino arrosto, fatto cuocere in forno lentamente per circa 3 ore, e bagnato regolarmente con acqua calda e limone), ilmelomakarona(dolce a base di noci e sciroppo di miele di cui parlo a brevissimo), lediples(a base di miele ).

Un discorso a parte meritano i biscotti del periodo natalizio in Grecia.
Parliamo, cioè, di kourabièdes e melomakàrona: non c’è famiglia che non abbia in casa almeno uno dei due (o, ancora meglio, entrambi!).
I kourabièdes sono delle nuvolette a base di farina, burro, mandorle e tanto, tantissimo zucchero a velo!
Alla ricetta tradizionale, possono essere aggiunti acqua di rose o masticha, per dare un aroma leggermente diverso.
Spesso, i Greci affermano di riconoscere lo “straniero” proprio dal modo in cui addenta un kourabiès (ricorda: un kourabiès; due o più kourabièdes).
Se l’esplosione di zucchero a velo ti avvolge dai capelli alle unghie, sei decisamente un neofita 😂

I melomakàrona sono biscotti a base di farina, olio di oliva, cannella, chiodi di garofano, arancia e miele.
Tanto miele.
Da formare, assieme allo zucchero, una specie di sciroppo in cui immergere interamente il biscotto, e avvolgerlo completamente.
La granella che, spesso, trovate sopra ai dolcetti è costituita da noci tritate.
Il nome “melomakàrona” deriva dalla parola greca antica “makarìa”, che stava ad indicare una tipologia di pane consumato durante i funerali.
Tuffando quel pane nel miele (in greco “meli”), ecco la versione moderna del biscotto che impazza in ogni tavola greca durante il periodo natalizio.
Vi dice niente l’assonanza tra le parole “makarìa” e “maccheroni”?
Ecco da dove deriva la parola che descrive l’italianissima tradizione della pasta
E i macarons? Potremmo andare avanti all’infinito.

Un’altra delizia dolce consumata nel periodo natalizio sono le diples: squisite frittelle immerse nel miele (una versione “mielosa” delle nostre frappe o chiacchiere).

Il giorno di Capodanno è il giorno di San Basilio, colui che porta i doni ai bambini (insomma, il nostro Babbo Natale). 
Si, proprio così: come accennato all’inizio dell’articolo, sebbene non siano né Babbo Natale né Gesù bambino a riporre i loro doni sotto l’albero in occasione del giorno di Natale, esiste comunque “qualcuno” che regala ai più piccoli la possibilità di scartare i loro regali.

Ciò avviene alla vigilia del nuovo anno, e il misterioso donatore veste i panni di San Basilio (in greco, Agios Vasilis).

Secondo gli scritti, costui fu un vescovo buono e dall’animo gentile, devoto ad aiutare i più bisognosi.
Morì il primo Gennaio del 379 a.C., giorno in cui la religione Ortodossa ne celebra la memoria.
Per questo, secondo la tradizione greca, la consegna dei doni ad opera di Agios Vasilis avviene il 31 Dicembre (il giorno prima della sua scomparsa) anzichè il giorno di Natale.

La notte del 31 dicembre, i bambini si recano nuovamente di casa in casa per cantare e recitare poesie di auguri per il Nuovo Anno.
Svariate le tradizioni, in terra ellenica, nella celebrazione di saluto al nuovo anno. 

⇒ Una credenza vuole che allo scoccare della mezzanotte si spengano e riaccendano le luci: in questo modo, si scaccia il vecchio anno e si saluta quello nuovo.

⇒ Tradizionale nella notte di Capodanno è il taglio della “Vassilopita”, la torta di San Basilio: una ciambella di latte, uova, burro e zucchero, che nasconde al suo interno una moneta. 
La prima fetta viene riservata a Cristo, la seconda alla Madonna, la terza a San Basilio, poi è il turno del capofamiglia e di tutti gli altri membri della famiglia, secondo gerarchia. 
La persona che troverà la moneta, avrà un anno fortunato.

⇒ Un’usanza tipica delle isole è la scelta della persona che -per prima- entrerà in casa il primo dell’anno.
Il prescelto (in genere, si preferisce che sia un caro amico o un parente stretto) dovrà rispettare un rituale ben preciso al suo ingresso in casa: due passi in avanti, partendo con il piede destro, e due passi indietro per far entrare la fortuna e cacciare la sfortuna. Ripeterà il movimento tre volte, l’ultima di queste scagliando anche un melograno per terra con forza, affinché si rompa portando fortuna e abbondanza.

Il 6 gennaio, per l’Epifania, si ricorda il battesimo di Gesù sulle rive del fiume Giordano.
I rituali prevedono la benedizione e la purificazione dell’acqua: in Chiesa, il sacerdote getta una croce nell’acquasantiera per purificarne le acque, mentre lungo i fiumi, le coste o in prossimità delle aree portuali, la croce viene gettata direttamente in mare. I più temerari si tufferanno, poi, nelle acque per recuperarla.


Il giorno dell’Epifania è anche il giorno in cui gli spiriti maligni si allontanano dalla terra. 
Una credenza ancora particolarmente viva, in Grecia, è quella deiKallikantzaroi”, spiriti che vivono nelle viscere della terra distruggendo l’albero al centro di essa.
Descritti talvolta come lupi, talvolta come scimmie, altre volte come esseri per metà uomini e metà animali, emergono dalle viscere della terra nel periodo delle cosiddette “Dodici Notti”, cioè tra il 25 Dicembre (giorno di Natale) e il 6 Gennaio (giorno dell’Epifania). 
È con la nascita di Gesù, infatti, che l’albero al centro della terra si rigenera completamente, suscitando la rabbia di tali spiriti, ed esortandoli ad uscire dal loro consueto habitat del sottosuolo terrestre, per vendicarsi degli uomini e arrecare loro ogni sorta di angheria: distruggere i mobili, mangiare le pietanze, urinare sul fuoco, far andare a male il latte, ecc…
È consuetudine che entrino nelle case dal camino, e -per questo- è bene tenere acceso il ceppo natalizio.
Tali spiriti rimarranno sulla terra fino al 6 Gennaio, quando -grazie alla benedizione delle acque- verranno rispediti agli inferi. 

NATALE A PAROS

Dopo aver ampiamente discusso del Natale in Grecia, in genere, vediamo le tradizioni più specifiche delle Cicladi e, in particolare, dell’isola che portiamo nel cuore. 
Generalmente, gli abitanti delle Cicladi considerano di buon auspicio il vento che soffia da nord per il primo dell’anno, e con esso l’arrivo nei cortili delle case di una colomba.
Se al posto della colomba si presenta un corvo, il presagio sarà quello di un anno pieno di sfortuna. 
In alcuni villaggi delle Cicladi, inoltre, la gente usa toccarsi il volto con un pezzo di ferro al risveglio della mattina di Capodanno: l’augurio è quello di poter essere sani (come il ferro) per l’intero anno a venire. 

Nel pomeriggio della vigilia di Natale e Capodanno, i bambini di Paros seguono la tradizione diffusa in tutta la Grecia, di andare in giro per le case intonando strofe e poesie di carattere religioso.
Le donne preparano il Christopsomi (il pane con incise nella crosta le decorazioni), offrendolo come cibo agli animali domestici. 

La viglia dell’Epifania, i sacerdoti vanno in giro per le case intonando inni di benedizione, tenendo in mano una croce e un ramoscello di basilico. Sono accompagnati da un bambino che tiene in mano un recipiente con l’acqua Santa e una lampada a olio con la luce Sacra.
Così facendo, illuminano i fedeli e le stanze delle loro case, per rimuovere gli spiriti maligni.
Le donne versano le offerte all’interno del recipiente contenente l’acqua Santa, e -specialmente a Marpissa- è usanza quella di far accomodare il sacerdote sul divano, offrendogli specialità tipiche.  

L’alba del giorno dell’Epifania, si celebra la Messa al monastero di Longovarda, a nord est di Parikia.
La Messa inizia alle 2 del mattino ed è frequentata solo dagli uomini (essendo il monastero esclusivamente maschile), mentre le donne assistono alla Messa nella Chiesa di Taxiarchis.

Dopo la Messa, il sacerdote, i cantori e i fedeli partono alla volta del porto, per gettare la croce e benedire le acque del mare. 
La celebrazione è considerata come un momento di catarsi e purificazione per le persone, gli animali e la natura in generale. 
Gli agricoltori cospargono di acqua benedetta i loro animali, le loro case, i campi, gli alberi, i pozzi. 
Il rituale deve, però, terminare entro mezzogiorno perché è usanza credere che, dopo quest’ora, l’acqua Santa perda il suo potere.

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